Perle di vetro veneziane in Alaska?

Perle di vetro veneziane in Alaska?
FIG. 1 - Perle di vetro veneziano trovate in Alaska settentrionale. credits: Kunz & Mills.

Una singolare ricerca condotta da Micheal L. Kunz e Robin O. Mills, pubblicata nel Volume 86 dell’American Antiquity (Aprile 2021), interessa il ritrovamento di perle di vetro veneziano in tre siti archeologici nella Brooks Range dell'Alaska: Punyik Point, un noto sito stagionale per i popoli Inuit, Lake Kaiyak House e Kinyiksugvik, risalenti al periodo indigeno della tarda preistoria.

La varietà di perline, comunemente nota come "Early Blue" e "Ichtucknee Plain", confermata dall'esame di esperti e dall'analisi comparativa dell'attivazione dei neutroni strumentali (INAA), presenti nei siti nel Nord America, così come nei Caraibi e nella costa orientale dell'America centrale - datate tra il 1550 e il 1750 - per la prima volta e’ stata segnalata in Alaska. In assenza di comunicazione transatlantica, il percorso più probabile è che queste perle d’antiquariato abbiano viaggiato dall'Europa all'Alaska nordoccidentale attraverso l'Eurasia e lo stretto di Bering. Il ritrovamento sotterraneo ha permesso di ipotizzare che non facessero parte del corredo originario della casa, ma vi fossero portate dai cacciatori che avevano frequentato la zona, nei secoli a noi piu’ vicini spopolata e isolata dalle vie di transito aereo e automobilistico.

 

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 FIG. 2 - Un possibile percorso delle perle di vetro dalla città di Venezia ai siti di case preistoriche nel nord dell'Alaska. Credits: Kunz & Mills.

Nel 1400, Venezia era il centro vetrario d'élite d'Europa e gli artigiani erano noti per il commercio del vetro di Murano. In assenza di comunicazione transatlantica le perle potrebbero essere state acquistate e vendute a Venezia, percorse su carri trainati da cavalli lungo la Via della Seta, l'antica via commerciale che collegava l'Europa e il Mediterraneo con l'Asia, arrivate nell'estremo oriente russo e infine nello Stretto di Bering, noto punto di ingresso nelle Americhe.

Insieme alle perline sono stati ritrovati: braccialetti di rame, alcuni fogli a forma di metallo piatto che potrebbero essere orecchini a cerchio o parti di una collana o di un braccialetto. Straordinario il ritrovamento di uno spago avvolto intorno a un braccialetto di rame, realizzato con una sorta di fibra vegetale, probabilmente la corteccia di un arbusto di salice, che incredibilmente è sopravvissuto. Il metodo utilizzato per analizzare i campioni è noto come attivazione neutronica strumentale. La tecnica sonda campioni con radioattività e quindi misura il decadimento radioattivo attraverso l'emissione di raggi gamma. Le emissioni gamma sono uniche per ogni elemento e rivelano la costituzione chimica del soggetto.

La datazione al radiocarbonio applicata per analizzare lo spago dell'Alaska ha condotto i ricercatori a datare l’arrivo delle perle a Punyik Point tra il 1440 e il 1480, ma l'analisi dei pezzi di carbone e delle ossa di caribù dei tre siti archeologici ha aiutato il team di ricerca a restringere ulteriormente la datazione tra il 1443 e il 1488.

Secondo gli studiosi è improbabile che si trattasse di una normale rotta commerciale, ma queste perle rappresentano la prima prova avanzabile di una connessione via terra tra l'Europa e l'Alaska molto prima che Cristoforo Colombo e i colonialisti europei nel 1492 attraversassero l'oceano blu per scoprire questo "Nuovo Mondo" di lunga data.

Non tutti gli archeologi ed esperti sono convinti che siano anteriori a Colombo, che intraprese lo storico viaggio nel 1492. Secondo Elliot Blair, un assistente professore di antropologia presso l'Università dell'Alabama, le perle non possono essere precolombiane perché, come afferma: "gli europei non producevano perline di questo tipo così presto". Secondo Karlis Karklins, un ricercatore indipendente e redattore della Society of Bead Researchers è anche discutibile che le perle provenissero da Venezia. Sarebbe il primo caso documentato della presenza di materiali europei in siti preistorici nell'emisfero occidentale come risultato del trasporto via terra attraverso il continente eurasiatico. Nonostante le obiezioni di questi studiosi il ritrovamento sembrerebbe attestare l'arrivo di merci dall'Europa Occidentale decenni prima della scoperta di Colombo. La scoperta forse suggerisce l’elaborazione di una nuova linea temporale per il Nord America? Oppure forse il primato di una lavorazione del vetro precolombiana nel Sud America? Le approfondite analisi condotte escluderebbero, infatti, il sospetto di una precoce azione di ‘tombaroli’ in territori così vasti e impenetrabili. Il rumore sollevato dalla notizia sembra voler prescindere tuttavia dalla sopravvalutazione della precisione del test al Carbonio 14 e dai suoi limiti.

Fonte: Cambridge


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