Esplorazione diagnostica

SaraParcakAncora una volta, il satellite, dall’alto della sua posizione, arriva in aiuto dell’archeologia, evitando, data la crisi, sprechi di risorse nella realizzazione di uno scavo o nel, potenziale e eventuale, danneggiamento di un territorio al fine di verificare cosa è nascosto là, dove, l'occhio umano non riesce a vedere. Ciò che fa un satellite posto a 600km di distanza è una esplorazione diagnostica medica che permette di esaminare quello che, un tempo, era presente sul territorio e oggi è scomparso sotto la stratificazione; non solo, in alcuni casi realizzare una missione esplorativa in alcuni ambiti può essere pericoloso, con il supporto dell’occhio satellitare si evita di esporre gli esperti a qualsiasi pericolo. Il lavoro svolto finora è ancora minimo, infatti sono stati scoperti finora solo l’1% di quanto presente, archeologicamente parlando, nel mondo. Questa è l’affermazione di Sarah Parcak, archeologa dell’University of Alabama a Birmingham che sfida tutti con la sua volontà di aumentare tale percentuale.

Con il suo lavoro ha raggiunto già dei buoni risultati nel 2011, con la presunta identificazione, grazie alle immagini satellitari a infrarosso, di 17 piramidi, 3.000 insedimanti e 1.000 tombe.

 

(Fonte: Redazionale)

 

 


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