Campagna diagnostica per il restauro e la valorizzazione dell'Abbazia di Santa Maria di Cerrate

 

cerrate-fusione-irtL’Abbazia di Santa Maria di Cerrate a Lecce, in concessione trentennale dalla Provincia di Lecce, è il primo Bene gestito dal FAI – Fondo Ambiente Italiano in Puglia. Secondo la leggenda, il complesso abbaziale, immerso nella campagna leccese e situato lungo la strada che da Squinzano porta a Casalabate, venne fondata in seguito a una visione da parte del re Tancredi d’Altavilla a cui apparve l’immagine della Madonna, dopo aver inseguito una cerbiatta in una grotta. Nel 1531 il complesso passò sotto il controllo dell’Ospedale degli Incurabili di Napoli e nel 1711 venne saccheggiato dai pirati turchi precipitando in uno stato di completo abbandono che proseguì fino all’intervento della Provincia di Lecce, nel 1965. Fulcro dell’Abbazia è la Chiesa, importante esempio del Romanico pugliese.

L’interno dell’edificio era completamente decorato con affreschi databili a partire dal XIII secolo, oggi in parte visibili sulle pareti della Chiesa, in parte nell’attiguo museo. Edifici di epoche diverse si distribuiscono intorno alla Chiesa: la Casa Monastica, il Museo delle Arti e delle Tradizioni popolari e un fabbricato risalente ai primi decenni del XVI secolo. L’Abbazia era centro religioso e produttivo allo stesso tempo: dello stretto rapporto con il paesaggio ricco di oliveti, alberi da frutto e aree coltivate troviamo traccia nei resti di due antichi frantoi ipogei e nei pozzi di raccolta dell’olio.

Dal momento della firma del contratto di concessione (21 marzo 2012), il FAI ha anche avviato a proprie spese la progettazione dell’intervento di restauro relativo a tutto il complesso, attraverso un approfondito piano di conservazione e valorizzazione condotto da una squadra multidisciplinare composta da architetti, ingegneri, restauratori, storici dell’arte, paesaggisti, agronomi, supervisionati dalla professoressa Daniela Esposito, Ordinario di Restauro presso la Sapienza – Università di Roma e coordinati dal FAI. L’intervento di restauro e rifunzionalizzazione, che per il primo lotto di lavori negli anni 2014-2015 potrà avvalersi di un importante stanziamento europeo di 2,5milioni di euro, comprende il recupero di tutto il complesso abbaziale, con i suoi 5 ettari di terreni di pertinenza, con l’obiettivo di conservarne e valorizzarne le valenze storiche e artistiche e promuoverne la conoscenza a livello nazionale e internazionale e contribuire all’arricchimento dell’offerta culturale-turistica del territorio salentino e allo sviluppo culturale e economico locale.

A supporto del progetto di restauro e valorizzazione del complesso abbaziale di Santa Maria di Cerrate (Le), finanziato dal FAI – Fondo per l’Ambiente Italiano, il Consorzio CETMA ha coordinato una dettagliata campagna diagnostica finalizzata ad ottenere informazioni relative ai materiali utilizzati, alle tecniche costruttive, allo stato di conservazione dell’edificio, agli interventi pregressi nonché alle tipologie di degrado presenti. Nello specifico sono state condotte indagini geotecniche, prove sulla muratura, rilievi termografici a raggi infrarossi e monitoraggi strutturali. La campagna diagnostica coordinata dal Consorzio CETMA si inquadra in un complesso e approfondito progetto di conservazione e valorizzazione sviluppato in collaborazione con il CNR e La Sapienza – Università di Roma. Durante il primo anno di concessione al FAI, l’Abbazia di Cerrate è sempre rimasta aperta al pubblico ed è stata visitata da oltre 11mila persone. Grazie all’accogliente punto informazioni istituito all’ingresso, è oggi possibile prenotare visite guidate – anche in lingua straniera – per privati e scuole, nonché ricevere materiale informativo sul FAI e sul Bene. La volontà del FAI è quella di mantenere l’Abbazia “aperta per restauri” anche durante il cantiere, per coinvolgere e appassionare i visitatori con inedite quanto interessanti modalità di visita e fruizione dell’Abbazia.

 

Ulteriori informazioni sul sito del FAI

Approfondimento sul sito del CETMA

 

Fonte: Consorzio CETMA

 

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