Cosa rappresentano i musei italiani per i visitatori di tutto il mondo? I viaggiatori sul territorio italiano sanno già di voler attraversare il bel paese per la sua densità di beni culturali e vi trovano il relativo beneficio anche emozionale della flagranza di un contatto contemplativo con le opere d’arte nell’esplorazione di un territorio che ne è disseminato. L’uno senza l’altro e, senza l’esperienza, sempre intellettuale, della sua umanità e di uno stile di vita, la ripartenza del turismo nella fase 2 del Covid 19 non farebbe più il 'Viaggio in Italia', da rivivere on line, cioé un turismo che non è solo eccellenza, ma ha una storia plurisecolare che i viaggiatori si aspettano sempre di ripercorrere indipendentemente dal loro grado di avviamento alla lingua, alla cultura e alle tradizioni dello stato, ma finirebbe per segnare una data ed un indice di decadenza della dimensione romantica, lirica, culinaria, floreale, sportiva e salottiera dei mari, monti e delle città italiane, il divertimento che i suoi cittadini avvicinano al turista: ognuno potenzialmente è un operatore culturale e ciascuno lo è attraverso i network, Tweet, Instagram, la posta, i valori aggiunti di commenti significativi etc. etc.
Non lasciare che il turismo sopravviva senza i musei dal vero dovrebbe essere la prima linea della programmazione imminente sui beni culturali, in cui l’intensificazione di creatività pubblicitaria dal vivo sulle bellezze on line che contengono rappresenta, in una fase come questa, l’iniziativa meno essenziale e l’ultima da intraprendere o da rinnovare anche televisivamente, non solo in quanto onerosa ed in ipotesi perfino distrattiva di fondi, compresi quelli provenienti da donazioni liberali. Del turismo i musei costituiscono di per sé il primo obbiettivo da far scoprire allo spettatore occasionale o al visitatore on line abituale, che non li abbia visti già, e da non allontanare schermandone l’orizzonte con costi incontrollati di organizzazione, che finiscano per riflettersi sull’utente proprio tramite l’impiego disorientante e dispersivo di agenzie di prenotazione o di influencer che dispongano le opere d’arte su una passerella. L’obbiettivo di risultato da conseguire nella programmazione di una riapertura dei musei in fase 2 nello stato di emergenza, dopo una chiusura completa ancora fantasmaticamente opprimente il futuro, dovrebbe consistere nell’immediatezza dell’offerta di un ventaglio di visite museali che non costringa il visitatore a spendere l’intera giornata per un museo od un’opera soltanto tra lunghe file anche all’esterno degli edifici. Chiedersi cosa distoglie il turista dalla visita dei musei che vorrebbe compiere in ogni caso significa comprendere quali sono i limiti dell’organizzazione sistematica nei tempi di visita normali e mettere a frutto, nei nuovi termini di distanziamento e durata del flusso imposti dalla pandemia di Covid 19, l’esperienza secolare di operatività nel settore dei conservatori ed addetti di tutto il paese come fattore promozionale, che non sia soltanto una vocazione turistica paesaggistica e ambientale o una dipendenza dal video e, soprattutto nella perdurante chiusura delle scuole, possano essere meta di gite studentesche. I fattori limitanti sono di ogni ordine e grado: i trasporti, i collegamenti, i costi, le lunghe attese, la concentrazione spontanea dei turisti nei luoghi privilegiati, la turnazione negli orari di visita tanto per il pubblico quanto degli addetti, che non dovrebbero far dimenticare che quasi tutti i visitatori sono come nipotini che si rechino alla casa dei nonni spinti dalla curiosità di assaporarne la vita, non solo in forma spettacolare, in cui novità e antichità appartengano ancora ad un universo intimo e soggettivo, segreto per quanto massificato, ma soprattutto un universo in movimento, in cui sia dato penetrare ed uscire ludicamente, pur mantenendo una certa distanza tanto dalle persone come dagli oggetti, tradizionalmente vissuto nell’interfaccia e nella sfera interpersonale della conoscenza mediatica e dell’evento.
A differenza dagli altri spettacoli soprattutto televisivi e cinematografici, il visitatore può non solo entrare nel museo e abitarlo, ma spostarsi anche da un luogo all’altro, decidere che la sua visita possa durare non più di due ore invece che tutta la giornata e sottrarsi ad un museo troppo affollato per dirigersi verso uno spazio od un’opera piuttosto che un altro e verso una galleria vicina raggiungibile a piedi con una passeggiata nei parchi o nei siti monumentali della zona, anche di competenza comunale o regionale od aperti esclusivamente nell’ambito di una mostra e viceversa. Se si impongono ingressi di durata limitata per evitare affollamenti, bisognerà prevedere l’apertura simultanea di ambienti, cortili, caffetterie o giardini, vetrine e librerie non solo all’ingresso, dove i visitatori possano sostare e optare per una tutelata solitudine od anche prevedere che il costo di acquisto del biglietto riempia la loro giornata di visita nello spazio di un week-end con un altro museo in prossimità meno frequentato e in convenzione nella stessa filiera dei musei statali disponibili a far parte del circuito. In questo modo la pubblicità della galleria meno richiesta sarà svolta dall’acquisto del primo biglietto, che dia diritto ad almeno un altro ingresso a prezzo ridotto e verso la quale orientarsi, ancora meglio se prenotato tramite agenzia, portale o web ancora prima della partenza e senza commissione aggiuntiva, attraverso una gestione telematica che impieghi personale in smart-working o all’acquisto di un catalogo o di una guida, o di una semplice cartolina a prezzo ridotto, sostitutiva o alternativa ad una visita sfuggente o interrotta improvvisamente per misure eccezionali di contenimento. Il link ' Esplora da casa oltre 2000 tra i musei e le collezioni d'arte più famosi al mondo' è una panoramica di recenti allestimenti museali, di interventi sulle piazze italiane e della memoria selettiva corrente di capolavori, attraverso la quale cogliere il volto attuale della tecnica di esibizione culturale del museo, utile se fosse adibito in prospettiva anche alla gestione e prenotazione di biglietteria.
Non mezzo museo o nessun museo se non un surrogato virtuale, ma due. I visitatori sarebbero informati in previsione dal biglietto loro rilasciato dell’esistenza di un museo visitabile con meno pubblico, scaglionandosi nell’afflusso su sette giorni lavorativi nel periodo estivo e anche durante l’arco della giornata con un prolungamento dell’orario di visita in ore notturne, come sperimentato nelle iniziative delle settimane dei musei (non proprio un h24, ma un h18), senza dover rinunciare alla fruizione dell’opera prediletta, obbiettivo primario del loro accesso al contenitore museale prescelto anche in condizioni di distanziamento e di sanificazioni quotidiane particolarmente protratte e protettive. Ancora meglio sarebbe se la scelta del museo fosse programmabile sul territorio nazionale per il visitatore: non avrò visto Pompei o Palermo, ma potrò vedere Milano o Venezia allo stesso prezzo e con una validità del biglietto durevole nel tempo per un altro qualsivoglia complesso diversamente dislocato. Per creare una task force di operatori museali tra il proprio personale, prevedere oltre alle turnazioni in base all’adesione volontaria retribuita anche dei neo-assunti o dei soggetti in disponibilità lavorativa negli elenchi Formez di concorsi mirati, già banditi ed in svolgimento, come dei Centri per l’impiego - turnazioni che sono già state operative per il personale in servizio nelle aperture festive - la reintroduzione dell’apertura su sette giorni lavorativi potrebbe essere attuata nell’emergenza, se non si volesse ricorrere ai volontari di fondazioni sorte senza scopo di lucro, richiamando il personale pensionato per preparare i più giovani o gli esclusi dai concorsi in atto e che ne faccia richiesta, al fine di ottenere un servizio di tutela effettiva di spazi che, per definizione, rappresentano di per se stessi un richiamo eccezionale per il turismo mondiale, ma sono anche da sempre esposti per propria natura, data l’affluenza di pubblico, a rischi di ogni genere.
In linea con il presupposto che un biglietto d’ingresso sia la forma pubblicitaria meno dispendiosa dell’offerta di un servizio pubblico, abbinare un ticket o una card dei musei meno frequentati all’acquisto di un biglietto aereo o ferroviario, orientando anche il turismo intercontinentale alla formula all inclusive, dovrebbe essere la campagna promozionale esclusiva che il Ministero dei Beni Culturali e del Turismo con proprie tecnologie applicate in uso alle gestioni di biglietteria potrebbe oggi facilitare, oltre che intraprendere telematicamente nel raggiungimento dell’obbiettivo di tutela, soprattutto dei visitatori e degli stessi operatori, non solo nel frangente emergenziale. Senza trascurare, o mettere tra parentesi, la consapevolezza dei curatori che la visita museale è un bene che, per antonomasia ludico, nella cultura italiana è l’esercizio di un diritto che possiede un corrispettivo effimero, ma proposto da un’autentica risorsa produttiva di comfort da trasmettere ai posteri priva come sempre il più possibile di agenti patogeni e che non sperimenti sul campo la sgradevole sensazione di un museo del futuro, invece che aperto, pilotato. In tutto questo la previsione di acquisto obbligato di una visiera a costo calmierato o l’eventuale sottoposizione volontaria ed informata del turista ad un test della temperatura di un presidio sanitario agli accessi potrebbero costituire stress in preavviso su una tappa di accoglienza e di riposo fondamentalmente ricreativa del viaggiatore, pure se fosse svolta in parte se non face to face, gomito a gomito.
Il biglietto d’ingresso non è un titolo di viaggio, un permis de conduire, un diploma, una tessera, una concessione o un riconoscimento, ma una libertà da far valere non solo di vedere con i propri occhi, ma di un archimedèo ubi consistam. Soprattutto prerogativa da conservare, pubblicamente raggiunta, in alternativa all’astensione del videogioco, anche fosse il più illusivo di tutti come la teleguida da casa con un joypad realizzata dalla piattaforma di turismo virtuale progettata alle Isole Faroe, certamente più agevole per gli operatori e sostenibile, se fosse conseguita con un avatar od un robot. Idea che la suggestione prospettica del vestibolo d’ingresso di Palazzo Spada (in figura) di Francesco Borromini scardinava dalle fondamenta del canone classico, giocando sulla fuga immaginaria del colonnato di uno spazio strutturalmente esiguo e disutile per la grandiosità dell’architettura.