Uno studio multidisciplinare fornisce nuove informazioni sulle tecniche di mummificazione

Uno studio multidisciplinare fornisce nuove informazioni sulle tecniche di mummificazione

Come si “legge” il contenuto di un sarcofago? Com’è possibile stabilire il sesso, l’età di morte e individuare la presenza di oggetti e tratti distintivi della mummia che esso contiene? Alla luce dell’enorme potenziale rappresentato oggi dalla la tomografia assiale computerizzata, comunemente chiamata TAC, per lo studio dei reperti provenienti da scavi e da collezioni private, l’investigazione delle caratteristiche biologiche e delle abitudini delle popolazioni che abitavano le rive nel Nilo millenni fa diventa sempre piu accurata.

La tomografia computerizzata fornisce immagini ad altissima definizione che ci consentono di fare una precisa valutazione dei reperti anatomici, indagando anche l’eventuale presenza di oggetti metallici come amuleti o gioielli presenti sotto le bende. Questi dati ci permettono di effettuare l'identificazione biologica del reperto, riconoscendo le differenze specifiche tra i sessi e l’età del defunto, analizzando la densità ossea o evidenze di alterazioni degenerative. È cosi possibile riscontrare segni di patologie o delle diverse tecniche di mummificazione, e migliorare le nostre conoscenze negli ambiti dell’archeobiologia e della paleopatologia.

Recentemente, due mummie provenienti dalla collezione del Dresden State Art Collections in Germania sono state analizzate usando questa tecnica. I reperti provengono dalla vasta necropoli di Saqqara, situata 25km a sud del Cairo, collegata a quella che era l’antica città di Menfi. Furono scoperte nel 1615 da un compositore italiano, Pietro Della Valle, in una camera sepolcrale e poi portate Roma, ma al momento della morte la sua collezione privata venne venduta e le mummie presero la via per il nord Europa.

Le mummie risalgono ad un’epoca compresa fra il 30 a.C. e il 395 a.C., durante la dominazione romana dell’Egitto. Questo tipo di sarcofagi presentano delle decorazioni in stucco parzialmente decorate con oro con dei ritratti funebri particolarmente realistici, simili per stile ai celebri ritratti del Fayyum.

Processando i dati nei software di medical imaging, è stato possibile constatare la non asportazione degli organi, uno dei cambi avvenuti nel periodo romano, confermata sia dall’assenza della frattura dell’osso sfenoide, sia dalla presenza nella mummia della ragazza di parte del cervello.

Sulla ragazza, inoltre, vi sono evidenze di osteoporosi sul ginocchio destro e di un tumore benigno, non associabile alle cause di morte. La ricostruzione multiplanare tramite la TAC ci permette inoltre di individuare numerose perle sparse nella regione toracica, suggerendoci la presenza di una o più collane. Una spilla nella parte superiore del cranio ci fa pensare ad un’acconciatura rialzata.

L’indagine paleoradiologica ci ha così consentito una visualizzazione non distruttiva delle strutture interne della mummia, inclusi gli oggetti estranei, offrendoci preziose informazioni sulla pratica della mummificazione e delle mutate convenzioni del periodo romano della storia d’Egitto.

 

Fonte: ( PLOS ONE )

 

 


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