Dallo scavo al laboratorio: la Tomba dell’Aryballos sospeso di Tarquinia

aryballos2Lo scorso 16 settembre, nella necropoli etrusca denominata “Doganaccia”, a Tarquinia, è stata rinvenuta una sepoltura intatta le cui immagini hanno già fatto il giro del mondo. La tomba, scoperta dagli archeologi dell’Università di Torino sotto la guida di Alessandro Mandolesi e della Sovrintendenza per i Beni archeologici dell’Etruria meridionale, conserva uno scheletro umano risalente a oltre 2000 anni fa, accompagnato da un ricco corredo funerario composto da vasellame, sigilli, monili e armi tra cui una lancia e un giavellotto. Ma la vera sorpresa è che le recenti analisi antropologiche effettuate sullo scheletro hanno evidenziato come i resti ossei, inizialmente attribuiti a un uomo, un principe guerriero, appartengano in realtà a una donna tra i 35 e i 40 anni.

Non è tutto, infatti è stata ritrovata una piccola banchina con frammenti di ossa bruciate, quindi una seconda sepoltura con i resti incinerati di un uomo. Essendo le due deposizioni vicine al tumulo della Regina, gli studiosi ipotizzano che si possa trattare di una coppia di rango aristocratico.

aryballos1La sepoltura è stata chiamata “Tomba dell’Aryballos sospeso” proprio per la presenza di un balsamario di ceramica chiamato aryballos, appeso alla parete di fondo. Un altro oggetto che ha incuriosito i ricercatori è stata la pisside cilindrica in bronzo, ancora sigillata. All’interno del sepolcreto vi sono anche alcune tracce di pittura che accennano a un’architettura. I reperti trovati verranno sottoposti ad analisi scientifiche presso restauri specializzati. “Ora apriremo il cofanetto, che pensiamo contenga gioielli; e condurremo indagini sui resti organici per capire cosa mangiavano i principi”, spiega la Soprintendente Alfonsina Russo Tagliente in riferimento alla pisside. Per quanto riguarda le armi ritrovate (una lancia, un giavellotto e un coltello rituale), queste saranno a breve oggetto di studio.

I reperti in metallo e il materiale organico andranno ai laboratori di analisi dell’Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro dei Beni Culturali di Roma e il restante materiale sarà analizzato nei laboratori di Diagnostica e Restauro di Montalto di Castro (della società Mastarna), dalla Soprintendenza per i beni archeologici dell’Etruria Meridionale e dall’Accademia di belle arti “Lorenzo da Viterbo”.

 

 

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