Baalbek, nella fertile valle della Beqa in Libano, a circa 65 km ad est della capitale Beirut, è uno dei principali siti archeologici del Vicino Oriente, dichiarato dall’UNESCO patrimonio dell’umanità nel 1984, e uno dei luoghi più suggestivi al mondo. La sua storia risale a migliaia di anni fa, come dimostrato dagli scavi sotto l'area sacra del Tempio di Giove che hanno portato alla luce tracce di insediamenti cananei risalenti al Bronzo Medio (1700-1350 a.c.) e al Bronzo Antico (2300 - 1700 a.c.).
In epoca greco- romana era conosciuta con il nome di Heliopolis, dal dio greco Helios, città del sole, per la sua prosperità economica e per i magnificenti progetti edilizi. Un complesso di templi fu dedicato alla triade composta da Venere, Mercurio e Giove Eliopolitano, sincretisticamente identificati con le divinità siriane di Baal, Alyan e Anat.
Il Tempio di Giove
Il mastodontico tempio ospitava la statua di Giove Eliopolitano e la piattaforma su cui poggia ha dimensioni incredibili: tre delle pietre che compongono la base costituiscono quello che viene chiamato “Trilithon” (o trilite), tre enormi monoliti, lunghi ognuno più di 19 metri, con una larghezza e un’altezza di circa 4 e pesanti ciascuno fino ad 800 tonnellate. Il dibattito sulla messa in opera di queste pietre è aperto ormai da anni e ha fornito diverse ipotesi sulla possibile tecnica utilizzata dai costruttori. Tra queste si ricorda quella di Jean-Pierre Adam, un archeologo francese, specializzato in architettura antica che ha condotto vari studi su antichi siti architettonici romani, greci e in diversi siti egiziani sparsi in tutto il Mediterraneo. L’archeologo francese, nel suo ”A propos du trilithon de Baalbek. Le transport et la mise en oeuvre des mégalithes”, fornisce diverse spiegazioni e soluzioni. Un'altra ipotesi è che i megaliti fossero stati tagliati in loco e non trasportati.
Il maestoso edificio religioso, contemplava 104 enormi colonne di granito importate da Aswan in Egitto, con altre 50 colonne aggiuntive e dominava un vasto piazzale rettangolare porticato completato da propilei: la vera entrata monumentale dell’intero complesso sacrale era ornata da 12 colonne aventi in origine capitelli di bronzo dorato. Oggi, solo sei colonne rimangono in piedi, il resto fu distrutto da terremoti e depredato.
Il ministero della Cultura libanese da poco ha lanciato "Baalbek Reborn: Temple", un'app gratuita che consente di addentrarsi virtualmente nel prezioso sito di Baalbek. L'applicazione è stata creata in collaborazione con Flyover Zone e l'Istituto archeologico tedesco (DAI). Durante il tour virtuale, gli utenti possono scegliere di seguire una visita guidata alle rovine di Baalbek o vagare liberamente per il sito. Il tour, accompagnato da commenti di esperti dell'Istituto archeologico tedesco, presenta anche una funzione particolare di distorsione temporale che mostra lo stato attuale del sito e nel contempo l'aspetto che avrebbe avuto nel terzo secolo. L'app inizia con una veduta aerea di Baalbek, vicino alla quale hanno origine i due fiumi libanesi Litani (Leonte) e Oronte e lavora su due livelli: conduce l'utente all'attuale sito di scavo, dove lavorano dal 1998 gli archeologi del DAI e all'ipotetica ricostruzione realizzata con l'animazione computerizzata, che il team di Flyover Zone ha realizzato sulla base dei dati scientifici. Si entra dai Propilei, si passa al cortile esagonale, al colonnato del Grande Cortile fino ad una veduta d'insieme del Tempio di Giove. La traccia audio è disponibile in arabo, francese, inglese e tedesco, fornisce approfondimenti e spiegazioni sulla base delle più recenti ricerche. Dice Burwitz: “la nostra parte era assicurarci che fossero scelte le basi scientifiche corrette”. Il progetto ha utilizzato software di progettazione assistita da computer come AutoCAD e 3D Studio Max per la modellazione 3D, combinandoli con i disegni del progetto forniti dal DAI, insieme a fotografie panoramiche a risoluzione 8K da terra e riprese con droni dall'alto. Il team di Flyover Zone utilizza quindi un programma chiamato Unity per integrare tutti questi elementi nella loro simulazione virtuale. Il tour è disponibile gratuitamente grazie ai finanziamenti forniti da Bassam Alghanim, un banchiere kuwaitiano in pensione e appassionato di archeologia che ha finanziato il progetto in memoria dei suoi genitori, Yusuf e Ilham Alghanim. Per la ricostruzione virtuale si è rivolto a Bernard Frischer, professore di informatica applicata all'archeologia all'Università dell'Indiana famoso per il suo progetto di visualizzazione "Rome Reborn", a cui lavora dal 1995. In seguito Frischer ha coinvolto il DAI e con l’approvazione dell’amministrazione delle antichità - accompagnato da Henning Burwitz del DAI - si sono recati a Baalbek per effettuare le registrazioni a 360 gradi. Successivamente è stato creato un modello 3D, compilato a colori sul computer.
Il modello era basato sui disegni dell'archeologo Theodor Wiegand del 1923, dice Burwitz, "Doveva solo essere corretto leggermente”. Allo stesso tempo, il lancio e l'utilizzo dell'app sono legati a una buona causa. Dopo la devastante esplosione nel porto di Beirut lo scorso agosto, è ancora necessario il supporto per la ricostruzione della città vecchia, parti della quale sono state gravemente danneggiate. Un'iniziativa della Direzione generale delle antichità del Libano è quella di formare 100 giovani nell'artigianato tradizionale. Arcenciel, una ONG libanese senza scopo di lucro, utilizzerà le donazioni per fornire formazione e restaurare le dimore storiche, sensibilizzando al contempo alla conservazione del patrimonio culturale. I dettagli della campagna di raccolta fondi possono essere trovati anche su Flyover Zone. Ciò che rende Baalbek Reborn: Temples esclusivo è la profondità e l'attualità dei contenuti trasmessi.
Il cambiamento tra la realtà archeologica e il salto nel passato è unico.
Fonte: archaeologie-und-informatik