Che cosa si mangiava, coltivava e allevava nel Mediterraneo occidentale, nel sud est della penisola iberica, tra 4.220 e 3.550 anni fa? E perché la cultura di quelle popolazioni protostoriche, l’argarica, tra le più progredite nell’Europa del tempo che conosceva una vivace attività metallurgica, agricoltura evoluta, grandi insediamenti, una società complessa e fortemente gerarchizzata scomparve quasi all'improvviso?
L'analisi isotopica dei materiali biologici, botanici, faunistici e scheletrici, recuperati in due siti dell'età del bronzo, uno a Murcia, La Bastida, e l'altro ad Almería, Gatas, ha permesso a un team di ricercatori del Social and Mediterranean Archaeoecology Group (ASOME) dell’Università autonoma di Barcellona (UAB) in collaborazione con scienziati del Curt-Engelhorn-Center Archaeometry gGmbH Mannheim (Germania), del Danube Private University-Center of Natural and Cultural Human History (Austria) e dell'Università di Lleida (Spagna) di ricostruire in tutti i suoi livelli la catena alimentare, dalle piante agli animali erbivori, carnivori e onnivori, e le strategie produttive degli abitanti.
La sorpresa è stata che sebbene la dieta degli abitanti di entrambi i siti fosse molto simile, basata per il 75% sul consumo di orzo e in misura minore di grano, con un certo apporto di carne e prodotti lattiero-caseari, marcate erano le loro rispettive strategie di sostentamento e differenti le modalità produttive con conseguenze sulle vicende storiche e la fine di questa cultura.
Lo studio è stato pubblicato l’11 marzo 2020 su PLoS ONE, la rivista scientifica open access pubblicata dalla californiana Public Library of Science con revisione paritaria e contenuto aperto. Autori Corina Knipper, Cristina Rihuete-Herrada, Jordi Voltas, Petra Held, Vicente Lull, Rafael Micó, Roberto Risch, Kurt W. Alt.
I siti della cultura di El Algar furono abitati tra il 2200 e il 1550 a.C. In comune avevano l'essere situati in punti alti, facilmente difendibili, da cui controllavano le valli in cui erano coltivati i cereali che li sostenevano ma seminati anche spesso erano i ripidi pendii. Erano società con una marcata gerarchia sociale come indicano chiaramente le necropoli con tombe caratterizzate da ricchi corredi funerari, altre con strumenti, utensili per macinare, armi ma anche tantissime umili sepolture senza alcun oggetto.
Nei due insediamenti, La Bastida (Totana, Murcia), una delle prime città in Europa, un centro urbano fortificato, e Gatas (Turre, Almería), di dimensioni molto minori, non più di 300 abitanti, gli scienziati hanno recuperato i resti di 75 individui appartenenti a tutti gli strati sociali (52 a La Bastida e 23 a Gatas) , 28 ossa di animali domestici e cervi selvatici, e 105 chicchi carbonizzati, 76 di orzo e 29 di grano, distribuiti lungo un arco temporale di circa 650 anni.
L'analisi combinata di isotopi stabili di azoto e carbonio, che riesce a discriminare i tipi di alimenti in vegetali, animali, terrestri e acquatici, ha permesso ai ricercatori attraverso una serie molto affidabile di dati comparativi di ricostruire la dieta interpretandone i risultati.I dati isotopici hanno messo in luce forti interrelazioni tra coltivazione e allevamento.
In particolare i ricercatori hanno studiato la proporzione dei diversi isotopi nel collagene ottenuti dalle costole dei 75 individui rinvenuti nei siti argarici con uno spettrometro di massa riuscendo a determinare l'origine vegetale o animale di tali proteine.
La sorpresa è stata, come si è detto, costituita dallo scoprire ben diverse le rispettive strategie di sostentamento a parità di dieta con conseguenze ed esiti storici.
Se i ricercatori si fossero limitati a studiare solamente le ossa umane ne avrebbero dedotto una dieta diversa tra gli abitanti di La Bastida e quelli di Gatas. Dalla variazione dell’azoto si sarebbe dedotto che quelli di La Bastida avevano una dieta con maggiori quote di carne e latticini indiziandone una superiorità economica e / o politica rispetto a quelli di Gatas. Un risultato in contraddizione tra l’altro con l’alto numero di macine e di dispositivi per lo stoccaggio dei cereali rinvenuti a La Bastida. L'estensione dell’indagina alla composizione isotopica dei cereali ha invece chiarito la causa di questa differenza. Gli alti valori di azoto-15 negli individui di La Bastida sono dovuti alla maggiore presenza di questo isotopo naturale nel letame delle mandrie e al suo trasferimento ai cereali che hanno costituito la base della dieta, ovvero si è scoperto che le differenze sono state causate dalle pratiche economiche, agricole e zootecniche a La Bastida.
Gli abitanti di La Bastida coltivavano le fertili terre di Guadalentín, lontano dalla montagna e dall'ambiente poco favorevole all’agricoltura che circondava la città. Gli animali pascolavano su questi terreni nutrendosi della stoppia di cereali, probabilmente in recinti montati dopo il raccolto, e il loro letame forniva un prezioso nutriente per i suoli che ne aumentava la fertilità e quindi la resa delle colture. Una gestione intensiva e congiunta di colture e di mandrie completamente dipendente dalle risorse della fertile valle del Guadalentín e non da quelle collinare e montane circostanti l'insediamento.
A Gatas, invece, la popolazione scelse una gestione più ampia, con buona parte dell'alimentazione degli animali basata sulle risorse naturali dell'ambiente immediatamente accessibile all’abitato. La minore popolazione di Gatas e di altri siti argarici potrebbe spiegare certamente perché la strategia intensiva di sussistenza di La Bastida non vi è stata praticata.
Se a La Bastida le scelte praticate permisero per molti secoli di godere di un'economia agraria capace di nutrire una popolazione consistente per l’epoca - un migliaio di persone - favorendo il successo economico e promuovendo il dominio politico e territoriale dell’insediamento, alla fine furono anche la causa della crisi e del declino finale della città intorno al 1750 a.C. con il venire al pettine dei nodi costituiti dal degrado progressivo dei suoli per l’uso e lo sfruttamento agricolo intensivo.
Durante l'ultima fase della cultura di El Argar, infatti le analisi mettono in luce la diminuzione progressiva del contributo di carne e di prodotti lattiero-caseari e/o del concime indiziando una diminuzione delle rese agricole sino a una grave crisi di sussistenza che probabilmente ha causato nell’organizzazione altamente centralizzata di La Bastida e nella sua intensività colturale e di allevamento la fine improvvisa e repentina dell'organizzazione politica e sociale.
Quasi la metà delle tombe nei siti di Gatas e La Bastida erano occupate da bambini, la maggior parte giovani. Dalla lettura isotopica dei loro resti i ricercatori hanno letto nelle fasi finali i segni accentuati dello stress metabolico.
L' analisi degli isotopi ha anche dimostrato che tra uomini e donne non è esistita differenza di genere nella dieta e nella quantità di cibo sebbene sia stato riscontrato che nel collagene di tre individui delle due tombe più ricche per corredo di La Bastida (due donne e un uomo) livelli più alti di carbonio come di azoto-15, indice di un maggior consumo di proteine di origine animale e conseguentemente di differenziazione di classe sociale.
Tra le novità infine lo studio suggerisce grazie alla valutazione trasversale dei dati dell'isotopo stabile che lo svezzamento dei bambini nella penisola iberica durante l'età del bronzo avesse luogo tra 18 mesi e due anni, età in cui il latte materno veniva sostituito da una dieta a base di zuppe di cereali.
Nelle composizioni isotopiche dei diversi materiali di campionamento, specialmente a Gatas, i prodotti alimentari di origine animale e vegetale non sono sempre isotopicamente ben distinguibili. Nei dati degli isotopi sicuramente non si riflette la selezione di determinate porzioni delle carni degli animali e la preparazione degli alimenti che ci restituirebbero forse una differenziazione sociale ben più accentuata della dieta delle popolazioni argariche. Sono necessarie altre analisi a iniziare da quelle sulla variazione degli isotopi nello smalto dei denti
Uno dei contributi più rilevanti dello studio è senza dubbio costituito dall'approccio metodologico di interpretazione dei dati degli isotopi umani di carbonio e azoto che sono stati valutati nel contesto dei dati comparativi e insieme dell’intero contesto archeologico.