Il progetto ADAMO del DTC Lazio ha completato i rilievi e le misure diagnostiche durante il cantiere di restauro nella Chiesa di San Nicola in Carcere a Roma

Il progetto ADAMO del DTC Lazio ha completato i rilievi e le misure diagnostiche durante il cantiere di restauro nella Chiesa di San Nicola in Carcere a Roma

Su segnalazione della ditta di restauro coinvolta nel cantiere, con l’assenso della Soprintendenza speciale archeologia, belle arti e paesaggio di Roma, la Basilica di San Nicola in Carcere sul Foro Olitorio è stata adottata come sito per attività di ricerca e dimostrazione di diagnostiche in situ del progetto ADAMO.

La Basilica, costruita sulle rovine del foro Olitorio, condivide il basamento e parte delle strutture con tre tempi romani sottostanti, i cui scavi sono visitabili sotto la cripta. La sua collocazione in prossimità del fiume Tevere l’ha resa vulnerabile già dalla sua prima realizzazione nel 1128. L’attuale costruzione è in gran parte del 1599, con la facciata di Giacomo Della Porta, tuttavia l’elevato livello di umidità presente nelle murature ha reso necessario il rifacimento periodico dei suoi affreschi, che nell’ultima versione risalgono a metà del XIX secolo.

La scelta del sito per le attività del progetto ADAMO ha le seguenti motivazioni:

• Restauro in corso da parte della ditta EURES Arte s.r.l. di Roma che ha segnalato l’ opportunità di attività diagnostiche a supporto degli interventi di restauro.
• Presenza di importanti infiltrazioni d’acqua, monitorabili mediante sistemi standard di imaging e sistemi innovativi.
• Presenta affreschi dei pittori romani di Pio IX, in particolare di Vincenzo Pasqualoni, con una paletta di colori che vede la transizione tra i pigmenti di origine minerale e quelli artificiali ottenuti mediante sintesi chimica (1850).

Le attività diagnostiche in situ, relative al Working Package 4 del progetto, che prevedono l’impiego di strumentazione portatile e di laboratori mobili, sono iniziate a fine febbraio e terminate a metà maggio 2019. Nel medesimo periodo sono stati anche eseguiti prelievi per identificare i microorganismi che hanno colonizzato le pareti a seguito dell’elevata umidità.

I rilievi relativi all’umidità sono stati eseguiti da personale del CNR ed ENEA nella zona absidale inferiore mediante tecniche di imaging senza necessità di campionamento. Utilizzando la termografia è stato possibile individuare la distribuzione termica superficiale della muratura (in laterizio) e degli intonaci. L’assorbimento acustico e la tomografia acustica, mediante lo studio della propagazione dell’onda sonora nelle murature, hanno permesso di misurarne il contenuto d’acqua in profondità. Misure di Risonanza Magnetica portatile (NMR Unilaterale), dimostrando sul campo per la prima volta le potenzialità della tecnica, hanno confermato i risultati ottenuti scandagliando il contenuto di acqua della muratura a circa 0.3 cm di profondità. Grazie ai risultati ottenuti dalle diverse tecniche si è potuta realizzare una dettagliata mappa dell’umidità presente nella muratura storica in modo completamente non invasivo individuando i maggiori problemi nella zona sinistra della parte inferiore dell’abside fino a circa 2 m di altezza.

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Modello 3D a colori dell’abside, raccolto mediante il prototipo RGB-ITR dell’ENEA.


adamo_3_1.jpgAlcuni risultati dell’indagine termografica condotta dal CNR nella parte bassa dell’abside.

Gli affreschi presenti nella calotta absidale sono stati invece studiati in situ sfruttando la presenza delle impalcature dall’Università Sapienza, INFN ed ENEA mediante tecniche multispettrali e FORS UV/Vis/NIR e spettroscopie XRF, Raman, di riflettanza Vis/NIR (fino a 2.5 micron di lunghezza d’onda) e di fluorescenza indotta da laser (LIF). Dopo la rimozione delle impalcature il laser scanner tricromatico RGB-ITR (prototipo ENEA) è stato utilizzato per ottenere remotamente informazioni colorimetriche e sulla morfologia delle superfici affrescate. Le analisi hanno consentito di ottenere informazioni sulla tecnica esecutiva dell'affresco e l'identificazione dei pigmenti impiegati, in particolare la presenza di pigmenti a base di cromo e zinco, recentissimi all’epoca di esecuzione dell’affresco. L’imaging LIF ha inoltre identificato la presenza di acrilico in alcune aree, a seguito di un precedente intervento di consolidamento. Dall’analisi dei riflettogrammi si sono ottenute ulteriori informazioni sulle tecniche esecutive dell’affresco, ad esempio il bordo di una giornata di lavoro, la riproduzione di fregi con la tecnica dello spolvero, le incisioni utilizzate come guida per la realizzazione delle figure.

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