Memori (Measurement, Effect Assessment and Mitigation of Pollutant Impact on Movable Cultural Assets) è un progetto di ricerca coordinato dall'Istituto norvegese per la ricerca sull'aria e ha coinvolto 14 partner europei fra cui il Dipartimento di Chimica e Chimica Industriale dell'Università Pisa. Il progetto si è concluso dopo tre anni di ricerche, ed è dedicato allo sviluppo di nuove tecnologie di monitoraggio per la conservazione di opere d'arte e beni culturali musealizzati e di controllo degli inquinanti atmosferici e del loro effetto di degrado.
“Memori” è un dosimetro sensibile al clima, alla luce e ai gas inquinanti foto-ossidanti e acidi, che trasmette i dati acquisiti ad una piattaforma web e permettere l'analisi in tempo reale dei parametri ambientali ed intervenire tempestivamente prima che gli eventuali danni siano visibili sulle opere d'arte.
Il prototipo è stato presentato al convegno conclusivo del progetto svolto a Madrid lo scorso ottobre, ed è stato testato in più di 16 musei europei, tra cui il Tate di Londra, lo Stibbert di Firenze, il Museum of Cultural History di Oslo e il Musée National Picasso a Parigi, ed è ora pronto per il mercato.
Il gruppo di ricerca del Dipartimento di Chimica e Chimica Industriale dell'Università di Pisa si è occupato in particolare della valutazione degli effetti degli acidi organici volatili su materiali organici che costituiscono i manufatti conservati in musei, biblioteche e archivi mediante "uno studio che non è mai stato fatto prima d'ora in maniera così sistematica ed estensiva", così ha dichiarato la professoressa Maria Perla Colombini del Gruppo SCIBEC dell'Università Pisa .
Gli acidi organici, infatti, catalizzano l'ossidazione di vernici che costituiscono lo strato superficiale delle opere policrome e quindi più sensibile agli agenti atmosferici. Il progetto evidenzia ulteriormente l'importanza del monitoraggio del microclima degli ambiente museali e delle teche di conservazione ed esposizione per un corretto controllo delle condizioni di conservazione dei reperti.
Fonte: Università degli Studi di Pisa