Progetto MemO “La memoria degli oggetti. Un approccio multidisciplinare per lo studio, la digitalizzazione e la valorizzazione della ceramica greca e magno-greca in Veneto”

Progetto MemO “La memoria degli oggetti. Un approccio multidisciplinare per lo studio, la digitalizzazione e la valorizzazione della ceramica greca e magno-greca in Veneto”

Il Dipartimento dei Beni Culturali dell’Università degli Studi di Padova ha avviato il Progetto MemO, “La memoria degli oggetti. Un approccio multidisciplinare per lo studio, la digitalizzazione e la valorizzazione della ceramica greca e magno-greca in Veneto”, sostenuto dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo nell’ambito del bando “Progetti di Eccellenza 2017”.

I vasi prodotti in Grecia e Magna Grecia tra VI e IV secolo a.C. rappresentano una delle fonti più ricche e forse più complete per la comprensione della società ellenica e degli stretti rapporti tra questa e il mondo italico durante l’età classica.

Il Veneto e, in particolare, le province di Padova e Rovigo si distinguono per la massiccia presenza di vasi greci e magnogreci, che trovano posto nelle maggiori collezioni museali. Il Progetto MemO nasce proprio dalla consapevolezza del ruolo sociale e culturale che il patrimonio ceramico greco ha giocato e continua a giocare non solo nella storia dell’archeologia ma anche nella definizione della nostra identità occidentale.

Attraverso un approccio multidisciplinare, che coinvolgerà i Dipartimenti di Diritto Privato e Critica del Diritto (DPCD), Geoscienze, Ingegneria Civile, Edile e Ambientale (ICEA), Filosofia, Sociologia, Pedagogia e Psicologia Applicata (FiSPPA), questo progetto vuole riconsiderare il materiale presente nella Regione Veneto alla luce dell’avanzamento delle ricerche perseguite in diverse direzioni negli ultimi decenni.

Grazie al materiale messo a disposizione dai Musei Civici agli Eremitani di Padova, dal Museo di Scienze Archeologiche e d’Arte dell’Università degli Studi di Padova, dal Museo Archeologico Nazionale di Adria e dal Museo Nazionale Atestino, dal Museo dei Grandi Fiumi di Rovigo, dal Museo Archeologico Nazionale di Venezia e dal Museo Civico di Bassano, il primo step si occuperà dello studio archeologico, al fine di mettere in sistema forma, funzione e decorazione dei vasi per far luce sulla mentalità della società che li ha prodotti.

Contestualmente, campagne fotografiche e di foto-modellazione 3D, diagnostica per immagini e analisi chimico-fisiche integreranno l’approccio, permettendo di approfondire le conoscenze finora a disposizione.

Tutte le informazioni confluiranno in un database open access all’interno di un sito internet creato appositamente per il progetto.
L’affermazione della rete come strumento privilegiato di accesso e condivisione del patrimonio culturale, ha infatti introdotto nuove opportunità per l’archeologia e i Beni Culturali. Rispetto alle tradizionali forme di ricerca accademiche, gli approcci digitali sono più collaborativi e multidisciplinari, pur riferendosi ad approcci tradizionali. L’introduzione del digitale ha determinato profonde trasformazioni a livello tecnico e culturale. Le Digital Humanities, però, non si limitano alla cultura in digitale aggiornando il sapere tradizionale, non rappresentano cioè solamente il “cosa” e il “come”, ma ridefiniscono molte pratiche consolidate come, in questo contesto, lo studio di reperti archeologici.

Questo percorso ultra ed inter disciplinare nel Progetto MemO prevede in primo luogo la creazione di modelli 3D ad altissima risoluzione dei beni della collezione con l’utilizzo di strumentazione a luce strutturata a risoluzione micrometrica, fondamentali per la ricostruzione digitale delle caratteristiche e delle origini dei vasi, ma anche per studiarne i dettagli sia macroscopici che micrometrici. Inoltre, acquisendo anche i dati di texture, è possibile realizzare un archivio digitale che, per la capacità dei modelli 3D di rimanere inalterati nel tempo e l’interattività con la quale possono essere interrogati dagli utenti per l’estrazione di informazioni, li rende ottimi strumenti di conoscenza e divulgazione.

I risultati ottenuti, si inseriranno in un comparto che vede centrali l’intervento e la gestione del bene culturale dal punto di vista formale, conservativo e divulgativo, con ricadute sul settore museale, sulla formazione, sul Turismo culturale e sull’Industria delle comunicazioni che sfrutta le ICT (Information and Communications Technology): infatti l’obiettivo consiste nella creazione di un sistema digitale - in stretto legame con le nuvole di punti ottenute dalle operazioni di rilievo - da poter utilizzare per caricare su di esso tutte le informazioni relative al bene, diventando una sorta di database 3D atto alla gestione dei vasi sia dal punto di vista della loro catalogazione, che di fruizione virtuale in ambito museale.

Il grosso delle attività si concentrerà, quindi, sulle nuove frontiere della rappresentazione e sulle possibili applicazioni sperimentali e professionali delle principali innovazioni digitali, con devices tecnologici all’avanguardia.

In questo senso particolare attenzione verrà data alla famiglia delle tecnologie Immersive (Augmented Reality, Virtual Reality, Mixed Reality, Motion Capture, 3dMapping, etc.) che, in linea con i principali trend europei e internazionali, rappresentano una delle direttive di sviluppo più stimolanti e promettenti per la fruizione dei beni.

Il secondo step mirerà ad inquadrare a livello sociale, giuridico ed economico la pratica del collezionismo in Veneto, fenomeno assai complesso che si declina diversamente a seconda dei tempi. In questo modo si intende andare ad indagare la figura del collezionista, le modalità di acquisizione dei beni, il concetto stesso di collezione nella legislazione italiana e internazionale, oltre che l’impatto economico, diretto e indiretto, che tale fenomeno produce nel mondo attuale. Questi filoni di ricerca si coordineranno con lo studio del connesso fenomeno della falsificazione, partendo dal concetto di “vero/falso” fino all’analisi delle implicazioni etiche e legali in vigore al momento di una autenticazione.

Tutti questi aspetti saranno soprattutto alla base delle attività di disseminazione ideate sia per gli studenti sia per le comunità cittadine coinvolte. L’interazione fra beni non autentici e persone, il confronto sui comportamenti leciti e illeciti in materia di beni culturali e la presa di coscienza su fenomeni tanto diffusi quanto poco conosciuti, daranno forma alle proposte culturali che il Progetto MemO intende mettere in atto.

Il terzo step verterà, con la collaborazione del Comune di Padova, del Polo Museale del Veneto, della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Venezia e le province di Belluno, Padova e Treviso, la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di
Verona, Rovigo e Vicenza e del Centro di Ateneo per i Musei e con il patrocinio dell’International Council of Museums (ICOM-Italia), sull’analisi degli allestimenti museali e della loro percezione da parte degli utenti, volta, insieme alla definizione di innovative modalità di accesso ai beni, a garantire una fruizione totale ad ogni categoria di persona, nell’ottica dell’inclusione e dell’accessibilità, non solo scientifica, delle collezioni museali.

Il Progetto MemO però non è solo ricerca: iniziative didattiche per gli studenti, incontri di formazione per i professionisti culturali ed eventi scientifici a carattere nazionale e internazionale caratterizzeranno gli anni di realizzazione del Progetto.

Una prima occasione di incontro e confronto sarà offerta dall’International Winter School “Anthropology of forgery. Art Collecting, Authentication and Innovative Tools for a Culture of Legality in Cultural Heritage” che si terrà fra Padova, Vicenza e Castelfranco Veneto dal 25 febbraio al 1° marzo 2019.
L’International Winter School intende proseguire il percorso intrapreso durante l’anno 2017 con la prima Winter School sul tema denominata “Anthropology of forgery. A multidisciplinary approach to the study of archaeological fakes”, tenutasi fra Padova, Vicenza e Venezia dal 13 al 17 febbraio.

Se la prima edizione si è concentrata soprattutto sull’analisi del problema della falsificazione presente nei diversi materiali archeologici (pittura, scultura, vetro, ceramica, mosaico, tessuti, ecc.) e nelle diverse età storiche, la seconda edizione andrà ad approfondire, invece, l’analisi del fenomeno del collezionismo dei beni culturali (locale, nazionale e internazionale), le modalità tecniche di autenticazione (archeologiche, archeometriche e digitali) e gli strumenti per la trasmissione di una cultura della legalità in ambito storico e artistico (archivi digitali, database, esposizioni e musei).

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