Archeologia e tecnologie innovative alla ricerca dell’antica Fulginia.
Esperti e aziende hi-tech si sono riuniti nel medievale Palazzo Trinci per tentare di rispondere a una domanda che appassiona da decenni studiosi e cittadini: l'attuale Foligno sorge sulle rovine dell'antica Fulginia?
A ospitare, lo scorso 25 e 26 ottobre 2024, la seconda tappa, dopo Tindari in Sicilia, di "Technology for All on the Road", un progetto itinerante che mette in dialogo innovazione tecnologica, studio dell’ambiente, del territorio e del patrimonio culturale, con le realtà emergente dinamiche in questi settori della provincia italiana, Palazzo Trinci, una delle più affascinanti dimore tardogotiche dell'Italia centrale. L'evento, intitolato "Foligno città romana sulla prima Via Flaminia", ha visto riuniti istituzioni accademiche, aziende leader nel settore tecnologico e professionisti del patrimonio culturale, insieme per affrontare una questione storica: l'attuale Foligno coincide realmente con l'antica città romana di Fulginia, o si tratta di due insediamenti distinti?
Organizzato dall'associazione AbOrigine in collaborazione con il Comitato Scientifico del progetto, il convegno ha visto la partecipazione di istituzioni come l'Università di Perugia, il Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) e l'Agenzia Spaziale Italiana (ASI), oltre al supporto degli ordini professionali e degli enti locali.
Sono diversi gli studi recenti che suggeriscono che la moderna Foligno potrebbe essersi sviluppata su un insediamento romano preesistente importante, costruito a ridoso di un guado del fiume Topino, antico affluente allora navigabile del Tevere, lungo un antico tratturo una sorta di proto-Flaminia, che portava gli armenti in transumanza dalla costa tirrenica agli Appenini attraversando la regione umbra dai Monti Martani e da Todi sino ai pascoli montani verso E/NE che proprio al guado si incrociava con un’altra della transumanza protostodica che arrivava qui da Talamone, Chiusi attraverso Perugia e Assisi.
La città si trovava in una posizione cruciale tra la Valle Umbra Sud e la Val Topina, con una scelta territoriale, tipica delle colonizzazioni romane, che permetteva non solo lo sviluppo urbano, ma anche un'importante rete di scambi commerciali via acqua e terrestri. L'impianto centuriato del territorio circostante e l'ortogonalità delle strade testimoniano un'organizzazione urbanistica razionale e funzionale tipica dei romani.
Molti gli elementi archeologici e le evidenze positive a sostegno dell’ipotesi della continuità storica degli insediamenti antico e medievale.
La città attuale mostra innanzitutto una pianificazione che ricalca il tipico schema “ippodameo” con il Cardo Massimo (oggi via Saffi-via Palestro), ovvero la strada vicinale romana Flaminia Maremmana, e il Decumano Massimo (oggi via Mazzini). Assi ancora ben leggibili nella disposizione urbana.
L’antichità dell’impianto è stato dedotta grazie alla presenza di numerosi tratti murari riconoscibili all’interno della città (un lungo muro in opera quadrata databile tra IV e III sec.a.C. in Palazzo Piermarini lungo la via Gramsci), all’esistenza di quattro ponti lungo il vecchio corso del Topino che, sebbene molto rimaneggiati, sono riferibili ad età romana. oggetto di approfondite analisi archeometriche che hanno riscontrato similitudini nella composizione delle malte utilizzate per questi ponti e per il Ponte della Pietra, considerato unanimemente di epoca romana.
E gli studi suggeriscono poi non da ultimo la sovrapposizione di diversi edifici cristiani a strutture religiose pagane. Un esempio è la Basilica di San Feliciano, costruita sopra un antico tempio dedicato a Pallade, la dea Minerva.
Proprio per questi e altri motivi recentemente è stato presentato un progetto alla SABAPUmbria, nato per la ricerca archeologica urbana in città tramite carotaggi geo-archeologici e indagini geofisiche non invasive per indagare i depositi archeologici all’interno della maglia urbana: la città è un sito archeologico per antonomasia, pertanto anche per la progettazione è fondamentale la conoscenza delle stratificazioni che si sono succedute nel tempo.
Alla luce di queste evidenze gli archeologi hanno chiesto il supporto nelle indagini da proseguire delle tecnologie emergenti e più innovative dando luogo a un convegno davvero ricco di interventi da parte di numerosi esperti e accademici per discutere delle ultime scoperte e metodologie nell'archeologia urbana di Foligno.
P legate al riconoscimento in situ dell’antica città di Fulginia sono state le problematiche illustrate da diversi angoli di lettura nelle relazioni della sessione iniziale che hanno riassunto studi già editi a partire dal 2015-16 in due volumi il primo (a cura di Giuliana Galli “Foligno città romana”) che ha riaperto un vecchio dibattito sull’ubicazione della città antica, l’altro (a cura di Paolo Camerieri e di Giuliana e Giovanna Galli, insieme a Sergio Bovini, con ampia introduzione metodologica di Lucio Fiorini) che ha puntato l’attenzione sulla Cattedrale di S.Feliciano. Si tratta di studiosi, esperti e accademici, archeologi topografi dell’antichità, cartografi e geologi, che hanno tutti condotto accurate indagini i cui risultati sono stati riversati su piattaforma GIS con redazione di cartografia tematica, tramite l’analisi della stratificazione urbana fin dove la si è potuta rintracciare, considerando le trasformazioni geologiche che la Valle Umbra ha subìto nel corso dei secoli quando ancora era presente il vasto Lacus Umber.
Lucio Fiorini dell'Università di Perugia ha aperto i lavori presentando le nuove prospettive della ricerca archeologica nella città, sottolineando l'importanza di metodologie integrate nello studio di contesti complessi.
A seguire, gli archeologi Paolo Camerieri e Giuliana Galli, membri dell'associazione AbOrigine, hanno esplorato l'influenza della viabilità romana sullo sviluppo urbano di Foligno, presentando mappe programmatiche elaborate con sistemi GIS. Il legame indissolubile tra la città ei suoi fiumi è stato al centro dell'intervento di Giovanna Galli, esperta in beni ambientali e architettonici, che ha evidenziato come le caratteristiche geomorfologiche hanno modellato la storia urbana.
Approfondendo l'aspetto geologico, Sergio Bovini ha illustrato le caratteristiche fisiografiche e geomorfologiche del territorio folignate, mentre Pier Luigi Betori ha catturato l'attenzione dei presenti con un video ricostruttivo sulla formazione del conoide di deiezione del fiume Topino.
Sul fronte delle tecnologie costruttive antiche, Antonella D'Alessandro del Dipartimento di Ingegneria Civile e Ambientale dell'Università di Perugia ha sottolineato l'interesse scientifico nell'analisi dei materiali storici, evidenziando come tali studi possano offrire preziose indicazioni sulla cronologia e sulle tecniche utilizzate nel passato.
Le potenzialità dalla modellazione tridimensionale sono state illustrate da Marco Arizza ed Eleonora Scopinaro del CNR, che hanno mostrato come i modelli 3D possano supportare efficacemente la ricerca e la divulgazione, contribuendo alla valorizzazione del territorio.
Mario Mazzoli, speleologo e direttore generale dell'ASSO (Archeologia Subacquea Speleologia Organizzazione), ha poi discusso del potenziale scientifico e socio-economico delle cavità artificiali nel progetto "Foligno città romana", sottolineando l'importanza degli ambienti ipogei nella comprensione della storia urbana .
Il convegno si è concluso affrontando la delicata interazione tra infrastrutture moderne e patrimonio archeologico. Giancarlo Pastura di Italferr ha illustrato come l'archeologia preventiva e le indagini non invasive siano fondamentali nella progettazione di infrastrutture ferroviarie, al fine di evitare impatti negativi sui siti archeologici e garantire una progettazione sostenibile.
Numerose le aziende specializzate in tecnologie avanzate per il rilievo e l'analisi dei beni culturali, che nel corso del convegno hanno presentato a loro volta soluzioni innovative in grado di rispondere alle esigenze conoscitive del paesaggio urbano di Foligno nella sua dimensione diacronica.
Hexagon Italia ha aperto la sessione presentando le sue soluzioni geospaziali 5D per la gestione e la valorizzazione del patrimonio culturale e archeologico. Giovanni Fumia ha illustrato come queste tecnologie possono integrare dati di rilievo, modellazione 3D e analisi geospaziali, offrendo una comprensione più profonda dei siti archeologici.
Nicola Berardi di IGR Srl - Studio GHEOS ha discusso la tecnologia georadar, evidenziandone punti di forza e limiti. Ha mostrato applicazioni pratiche nella mappatura di reti sotterranee, manufatti nascosti e cavità, sottolineando l'importanza di queste indagini non invasive per la ricerca archeologica.
Simone Vecchio di Red Studio ha approfondito ulteriormente l'utilizzo del georadar nell'indagine del sottosuolo, dimostrando come questa tecnologia possa rilevare strutture sepolte senza la necessità di scavi, rendendo più efficiente e meno invasiva l'esplorazione archeologica.
Matteo Friggi di Dynatech ha presentato le nuove frontiere del rilievo 3D attraverso laser scanner indossabili, che permettono acquisizioni rapide e dettagliate anche in ambienti complessi come quelli sotterranei. Questa innovazione apre nuove possibilità per la documentazione e la conservazione di siti difficilmente accessibili.
Paolo Di Giusto di Stonex ha introdotto strumenti laser scanner per il rilievo archeologico e tecnologie SLAM (Simultaneous Localization and Mapping), ideali per mappare ambienti dove il segnale GPS è assente. Queste soluzioni consentono di ottenere dati precisi in contesti sfidanti, migliorando la qualità delle informazioni raccolte.
Un momento particolarmente coinvolgente è stato offerto da JDK, rappresentata da Danilo Romei e Fabrizio Radica, che ha offerto un'esperienza immersiva nel Metaverso. Il progetto "Meta Versus Culturae", sostenuto dall'Università di Ferrara, mira a costruire il futuro della cultura nel Metaverso, offrendo nuove opportunità di apprendimento e accessibilità ai beni culturali. Attraverso visori 3D, i partecipanti hanno potuto immergersi in ricostruzioni virtuali di scavi archeologici, sperimentando modalità innovative di fruizione del patrimonio culturale e dimostrando come il metaverso possa diventare un ponte tra tecnologia e cultura.
Nel corso del forum un pubblico interessato ha potuto seguire dimostrazioni pratiche di queste tecnologie all'avanguardia. Tra le attività svolte, spiccano le indagini sul muro in opera quadrata presso Palazzo Piermarini, databile al IV-III secolo a.C., utilizzando georadar e laser scanner per individuarne le fondazioni e comprenderne le tecniche costruttive. Sono stato effettuato anche analisi strutturali sui ponti romani, come il Ponte San Giovanni dell'Acqua e il Ponte della Pietra, per indagarne le fondazioni e valutare lo stato di conservazione attraverso tecniche non invasive. Infine, sono stati condotti studi ipogei su antichi pozzi e cisterne negli ambienti sotterranei di Palazzo Trinci, utilizzando tecnologie di rilievo avanzate per mappare e documentare questi spazi spesso inaccessibili. Tutte attività che hanno messo in luce ancora una volta l'importanza delle tecnologie innovative nel campo dell'archeologia e della conservazione del patrimonio culturale, aprendo nuove prospettive per la ricerca e la valorizzazione dei siti storici di Foligno.
Conclusioni
Foligno, con la sua ricca stratificazione storica, si conferma non solo custode di un passato millenario, ma anche laboratorio d'eccellenza per le nuove frontiere della ricerca archeologica. La sinergia tra tecnologia e archeologia apre nuove prospettive per svelare i misteri che giacciono sotto le sue strade, restituendo alla comunità una parte fondamentale della sua vicenda e della sua fisionomia storica.
Nonostante i numerosi indizi e le ricerche condotte, la questione dell'esatta collocazione di Fulginia resta aperta. L'evento ha però evidenziato l'importanza di continuare le indagini, integrando le competenze di archeologi, geologi, ingegneri e tecnologi. La collaborazione tra enti accademici, istituzioni locali e aziende private si è rivelata fondamentale per avanzare nella ricerca.
Il progetto "Technology for All" proseguirà con ulteriori tappe, culminando nell'Expo 2025 a Roma. L'iniziativa si conferma e si consolida come un punto di riferimento per il dialogo tra scienza, tecnologia e cultura, promuovendo l'uso di tecnologie avanzate per la tutela e la valorizzazione del patrimonio storico.
La partecipazione attiva della comunità locale, insieme al coinvolgimento di giovani ricercatori e studenti, rappresenta un elemento chiave per il successo di questa iniziativa. Come ha sottolineato Renzo Carlucci, ingegnere e docente, organizzatore dell'evento, "La tecnologia non tiene lontano l'uomo dai grandi problemi della natura, ma lo costringe a studiarli più approfonditamente". Un messaggio che risuona forte in un'epoca in cui l'innovazione può diventare un alleato prezioso nella riscoperta e nella valorizzazione del nostro patrimonio culturale.