A Edda Bresciani

A Edda Bresciani
Università di Pisa - Egittologia

Chi ha conosciuto Edda Bresciani non riuscirà a dimenticarla per sempre. Anche dopo la sua scomparsa, avvenuta a Lucca il 29 novembre 2020. Non solo perché è stata e sarà nel corso del tempo per molti, non solo generazioni di studenti, senza esagerare, più che un’interprete, la personificazione dell’Egittologia, ma perché con la sua ironia ha lasciato vivessimo la profondità di un passato millenario senza alcun abbacinamento. Non è possibile non parlare di Saqqara se non in viaggio con lei, con le sue scoperte e con i suoi libri, che hanno costruito un pensiero scientifico rifondatore in ogni parte del mondo della disciplina più magica della terra, prima e dopo le Piramidi, quando Saqqara non c’era quasi più, consumata ed esaltata dal divismo di ogni stagione, partecipando alla grammatica del ‘qui e ora’, la sintassi dell’esserci potendo sorridere dell’altrove, realizzando il sogno di un umanesimo della scuola.

Così scopriamo la scienza nel suo metodo, che ci insegna il mondo intorno a noi non solo quando non c’eravamo noi, ma quando il mondo c’è. Ci sei Edda, ci sei tra le Sfingi e i Leoni di Medinet Madi (fig1), con il suo tempio consacrato all’allevamento di coccodrilli nell’oasi del Fayum, e le tue parole cadranno da tutti gli scaffali anche nelle nostre mani. Ci sei, Edda, nella memoria dei capolavori dei Colossi dell’Antico Egitto, che ha attraversato l’immaginazione di Roma e la suggestione del Rinascimento italiano, che ha conquistato la coscienza storica dell’arte, dal secolo dei lumi al turismo attuale, che non ha più dimenticato il ‘faraonico’ sgomento nella magnificenza della cultura egiziana, ultimo, apotropaico baluardo, al gigantismo dei grandi mammiferi che, alla metà dell’Olocene, si sono estinti con l’inaridimento climatico del continente africano. Magnificenza raggiunta dai primi archeologi europei, tra cui l’italiano Giovanni Belzoni, il primo tecnologo dello scavo in Egitto, inventore del giornale di scavo e delle macchine idrauliche per il trasporto delle immani sculture esposte sull’immenso territorio ad ogni rischio, prima delle quali, a Luxor, il busto troncato della statua di Ramses II (British Museum, Londra), idolatrata come il mitico Giovane Mèmnone (fig.2). Scoperta solo nei primi anni del Novecento quella del Colosso di Ramses II (fig.3) nell’Ancient Memphis Walking Circuit, il Museo di Menfi, in gran parte all’aria aperta, inaugurato nel 2017. 

 

Immagine1.jpg Fig.1 - Ritratto di Edda Bresciani (2011)

                                              Immagine2.jpgFig.2 - Busto colossale di Ramses II (British Museum, Londra)                                                          Immagine3.jpgFig.3 - Colosso di Ramses II a Menfi (1927), senza padiglione di copertura

 

 

 

Immagine4.jpgFig.4 - Statua della Regina Tui (Museo Gregoriano, Musei Vaticani)

 

 

 

E’ noto che Edda Bresciani abbia svelato la bellezza della scultura egizia, riscoperto al femminile le fattezze della regina Tui, moglie di Amenofi III, un esemplare di granito che la ritrae (fig.4) è conservato anche in Italia (Museo Gregoriano, Musei Vaticani), nel 1719 collocato nel cortile di Palazzo dei Conservatori in Campidoglio con progetto di Alessandro Specchi, e i misteri dei rituali di imbalsamazione e vestizione dei defunti con teli lintei dipinti, da lei scavati e portati in luce fin dagli albori della sua carriera accademica proprio a Saqqara. Ma forse non tutti sanno che, ed è un ricordo immancabile dalle pagine di Archeomatica, Edda Bresciani ha stimolato e diretto gli studi progettuali e analitici di The North Saqqara Archeological Site (2003), oltre che di Medinet Madi con Antonio Giammarusti, del Bando di Gara per la realizzazione del Gem, Grande Museo Egiziano a Giza e gli approfondimenti sullo stato conservativo della statua colossale di Ramses II (fig.5, 6, 7), già situata nella piazza della Stazione Centrale del Cairo, dove era purtroppo soggetta al danno antropico e, benché, alla sua scoperta, compagna del colosso di Menfi (Fig.2) e custode del Grande Tempio di Ptah a Menfi, nel 2018 trasportata ed eretta nel nuovo, smisurato, museo di Giza da inaugurare: è stata, cioé, anche una grande tecnologa, al pari dei suoi più illustri predecessori come Auguste Mariette, fondatore del Museo Egizio del Cairo, che, come lei, aveva intrapreso le sue esplorazioni alla ricerca di manoscritti copti.  

 

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Fig.5, 6, 7 - Trasporto e ricollocazione al Gem di Giza del colosso di Ramses II (2018)

 

 

 

 


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