Software 3D per usi geologici applicato con successo all’analisi della decorazione murale di età romana

Software 3D per usi geologici applicato con successo all’analisi della decorazione murale di età romana
FIG. 1- Sala della villa romana di Efeso con le lastre di marmo restaurate. (Sinan Ilhan)

Nel bacino del Mediterraneo l'aspetto estetico della pietra ornamentale per l ‘edilizia è stato apprezzato fin dall'antichità, soprattutto dopo il IV secolo a.C. quando le nuove tecniche iniziarono a consentire il taglio di grandi blocchi in lastre sottili che potevano essere utilizzate per facciate di mattoni o con  pietre a basso costo.

La pietra ornamentale è stata inizialmente tagliata con seghe manuali e successivamente con seghe meccaniche, azionate da energia idroelettrica.La tecnica era comunemente utilizzata per gli edifici pubblici e privati. Molti siti antichi di epoca romana imperiale contengono resti di lastre ornamentali di rivestimento: come a Jerash, Giordania  e a Efeso, in Turchia.

Roma, in epoca imperiale, era la destinazione dei marmi più pregiati provenienti da tutti i territori dell’Impero.  Tra questi ricordiamo il Lapis Numidicus proveniente dall’Africa Settentrionale noto come il Giallo Antico di Numidia, dall’Egitto il Lapis Porphyrites, il Porfido Rosso d’Egitto.  Dalla Grecia provenivano: il Cipollino bianco a striature verdi da Karystos, il Serpentino porfido verde le cui cave erano nei pressi di Sparta, il Pentelico bianco proveniente dal monte Pentelico nei pressi di Atene. I Romani inoltre furono i primi ad utilizzare  il marmo in lastre (opus sectile) per le applicazioni murarie (sectilia).

In un recente studio pubblicato nell’edizione online del Journal of Archaeological Science: Reports 37 del 24 Aprile 2021 il professor Cees Passchier dell'Istituto di Geoscienze dell'Università Johannes Gutenberg di Magonza (JGU) insieme ad altri ricercatori Cees W. Passchier, Sebastian Wex, Sinan Ilhan, Eric de Kemp, Gül Sürmelihindi e Talip Güngör, hanno analizzato il rivestimento in marmo di una villa romana del II secolo d.C.

La ricostruzione di un blocco di marmo ha consentito la modellazione geometrica della struttura geologica interna stratificata, fornendo sia informazioni geologiche  sia dati archeologici sul processo di segatura e lucidatura delle lastre e sulla strategia di posizionamento sulle pareti.

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FIG.2 - Ricostruzione del blocco di marmo.fdfgfs99

I ricercatori hanno fotografato e misurato 54 lastre restaurate di Cipollino Verde, ognuna di circa 1,3 metri quadrati, che erano state utilizzate per decorare le pareti di una villa nell'antica Efeso sulla costa occidentale della Turchia. Con l’utilizzo di ricostruzioni - basate sui modelli delle lastre -, il team di ricerca è stato in grado di concludere che un totale di 40 lastre era stato prelevato da un unico blocco di marmo del peso di tre o quattro tonnellate e, considerati i segni di sega su una delle lastre, molto probabilmente erano state tagliate con una sega ad acqua.

Successivamente secondo lo studio le lastre sono state montate sulle pareti nell'ordine in cui erano state prodotte e disposte una accanto all'altra, attraverso la tecnica del bookmatching – la pratica di abbinare due o più superfici in pietra o marmo, in modo che due superfici adiacenti si specchiano, dando l’impressione di un libro aperto - producendo uno schema simmetrico. Infine, con l'utilizzo di un software, normalmente utilizzato per la modellazione 3D di strutture geologiche, hanno scoperto che la perdita di materiale durante la produzione era probabilmente inferiore a quella odierna.

 

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FIG. 3 - Una delle coppie di lastre di marmo analizzate, disposte con la tecnica del bookmatching. (Cees W. Passchier).

Le lastre hanno uno spessore di circa 16 millimetri e gli spazi tra di loro, causati dalla segatura e dalla successiva lucidatura, sono larghi circa 8 millimetri. Questa perdita di materiale, attribuibile alla produzione, equivale a circa un terzo ed è quindi inferiore ai tassi oggi comunemente associati a molte forme di produzione di marmo moderna. Il professor Passchier sottolinea: "Possiamo quindi concludere che l'estrazione del marmo durante il periodo imperiale è stata notevolmente efficiente."

I ricercatori hanno anche scoperto che sebbene 42 lastre fossero state segate da un blocco di marmo originale, due non erano state fissate alle pareti della sala.

Secondo Passchier: "la disposizione delle lastre sulle pareti della villa suggerisce che queste lastre si erano rotte, molto probabilmente durante la lucidatura o il loro successivo trasporto…Ciò significherebbe che l'importo perso a causa della rottura sarebbe del 5%, che sarebbe anche una cifra sorprendentemente bassa ". Questa piccola perdita porta Passchier a supporre che l'intero blocco di marmo fosse stato trasportato ad Efeso e che le lastre fossero state poi tagliate e lucidate lì.

Le collaborazioni di ricerca interdisciplinare di geologi, archeologi, curatori di musei e l'uso della modellazione geologica strutturale 3D possono fornire importanti indicazioni: sulla geometria 3D di strutture geologiche in blocchi di pietra ornamentale; sulla quantità di resti prodotti durante la lavorazione delle lastre di pietra ornamentale e sul processo di decorazione murale.

Il Cipollino Verde è un marmo frequentemente riscontrato nei siti archeologici di epoca romana nel bacino del Mediterraneo e approfondire lo studio di contesti simili potrebbe fornire maggiori informazioni sulla produzione romana di  lastre di pietra ornamentali.

L'uso di modelli strutturali geologici inoltre può consentire potenzialmente l'identificazione dei siti di provenienza precisa nelle cave originarie e la ricostruzione dettagliata dell'organizzazione dell'estrazione e del trasporto della pietra ornamentale nell'antichità.

Fonte: science direct


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