Presentate le analisi diagnostiche sull'Adorazione dei Magi di Leonardo

adorazione magi leonardoSono stati presentati, lunedì 8 ottobre durante una conferenza stampa negli spazi della Fortezza da Basso dell’Opificio delle Pietre Dure e Laboratori di Restauro a Firenze, i risultati delle indagini diagnostiche effettuate sull’Adorazione dei Magi di Leonardo da Vinci, alla presenza di Cristina Acidini, soprintendente per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della città di Firenze, di Antonio Natali, direttore della Galleria degli Uffizi, Marco Ciatti, soprintendente dell’Opificio delle Pietre Dure, Maria Vittoria Rimbotti, presidente degli Amici degli Uffizi e di Cecilia Frosinini, vice-direttrice del settore Restauro Dipinti dell’Opificio delle Pietre Dure.


Il progetto di restauro è reso possibile dall'Associazione Amici degli Uffizi, che grazie ad un importante azione di mecenatismo, ha permesso che il capolavoro di Leonardo, dipinto su tavola, raffigurante l’Adorazione dei Magi (cm 246x243), sia stato trasferito dalla Galleria degli Uffizi al Laboratorio di restauro dell’Opificio delle Pietre Dure alla Fortezza da Basso.


"Si tratta di un passaggio di capitale importanza nella storia del quadro e della sua conservazione  - si legge nel comunicato - che vede la collaborazione di due dei massimi istituti del Ministero per i Beni e le Attività Culturali in un progetto a lungo studiato da entrambe le parti".

Nell'ultimo anno l’Adorazione è stata oggetto di una serie di indagini diagnostiche non invasive, per conoscere lo stato di conservazione dei materiali componenti l'opera, in particolare il supporto ligneo e la pellicola pittorica.

Marco Ciatti ha affermato come i risultati di queste indagini abbiano consentito “di avere una più chiara ed approfondita visione sia della tecnica artistica di Leonardo, sia dei problemi conservativi dell’opera. Questo è stato possibile grazie al progresso nel frattempo avvenuto nel campo delle ricerche scientifiche applicate ai beni culturali, soprattutto nell’importante settore delle indagini non invasive, compiute cioè senza il prelievo di micro-campioni di materia”.

“L’Adorazione dei Magi di Leonardo - ha continuato Ciatti - è un dipinto su tavola condotto ad un primo livello di abbozzo ed è perciò particolarmente importante per lo studio della tecnica artistica del pittore. Al di sopra dei primi strati disegnativi e pittorici, si sono nel tempo sovrapposte molte stesure non originali di vernice, vernice pigmentata, colla, patinature, ed anche qualche limitato ritocco. Il ritiro di questi materiali sta anche provocando una trazione della superficie, con il rischio di piccoli strappi di materia pittorica”.

Cecilia Frosinini, vice-direttore del settore Restauro Dipinti dell’Opificio delle Pietre Dure ha presentato la relazione riassuntiva dei risultati delle analisi scientifiche effettuate durante questi mesi di lavoro.

Già nel 1992 e nel 2001-2002 furono effettuate due campagne di indagini. Questa campagna diagnostica, è iniziata nel novembre 2011, con la movimentazione dell’opera dalla Galleria degli Uffizi al Laboratorio dell’OPD presso la Fortezza da Basso.

adorazione magi 2adorazioneMagi 2

 

La priorità è stata data alle indagini diagnostiche di tipo non invasivo. Queste hanno permesso una mappatura della superficie sulla base delle quali sarà possibile cercare di rispondere a ulteriori questioni sulla stratigrafia o la composizione di specifici materiali cui le indagini non invasive non danno risposta.

Tra le strumentazioni diagnostiche utilizzate:

- la riflettografia IR nella forma dell cosiddetto scanner Multi- NIR) che distingue 14 livelli diversi e che restituisce un’immagine priva dideformazione ottica.

Optical Coherence Tomography che indaga i primi strati della superficie, dove sono presenti le vernici, i materiali più importanti nell’attuale degrado visivo dell’opera. 

- UV falso colore (inventata all’interno dell’OPD) che discrimina, a livello di mappatura, stesure di vernici di diverso materiale.

- Indagine 3D Optical Scanning ha consentito di misurare con esattezza micrometrica le variazioni dimensionali prodottesi al supporto in questi 11 anni e quindi valutare il tipo di danno e la sua accelerazione.

Molto importante è stato il confronto con osservazioni e studi diagnostici di altri due restauri ad opere di Leonardo effettuati recentemente, la Vergine delle Rocce di Londra e la Vergine col Bambino e Sant’Anna del Louvre. "Da queste importantissimi valutazioni risulta una coerenza impressionante da parte di Leonardo nell’utilizzo di uno stesso modo di elaborare la creazione materiale dei suoi dipinti, mantenutasi attraverso gli anni. Sullo strato di preparazione Leonardo eseguì, a mano libera, il disegno grafico preliminare a punta secca. Tirò le linee guidate di costruzione architettonica grazie all’ausilio di un chiodino che segnalava il punto di fuga (il cui foro è stato ritrovato in corrispondenza del tronco dell’albero centrale). Raffermò poi il segno grafico con una stesura acquerellata nera, data a pennello (che già apporta le prime modifiche rispetto al progetto originario). Con tratti veloci e larghi segnalò poi le ombreggiature e andò costruendo i volumi, col pennello intriso in una acquerellatura blu. Si tratta verosimilmente di un colorante di origine vegetale (forse indaco) e non un pigmento, dato che non vengono rilevati elementi chimici nella sua composizione. La scelta del blu anticipa quanto Leonardo stesso scriverà nel suo Trattato: “Perché sul far della sera l’ombre de' corpi generate in bianca parete sono azzurre...”. Passò infine a “sigillare” questa fase con la stesura di una imprimitura trasparente fatta bianco di piombo disciolto in un legante. Su questa imprimitura Leonardo iniziò la fase pittorica vera e propria, con una generale stesura giallo bruna, modellata e modulata con aggiunta di tonalità più calde, a seconda della funzionalità, a definire rilievi, aree e figure. In alcuni punti di massimo chiaro Leonardo iniziò anche a dare alcune pennellate di bianco, per poi interrompersi definitivamente per le ben note vicende storiche che lo portarono a Milano.

La tecnica pittorica preliminare che qui vediamo nella sua interezza è uguale, non solo al San Girolamo, anch’esso incompiuto, ma la si ritrova anche nelle aree non finite di opere come la Vergine delle Rocce, la Sant’Anna e anche la stessa Gioconda.

L’Adorazione, nel suo stato di non finito, permette ancora di vedere coesistere molte delle fasi di realizzazione, in particolare quelle sotto imprimitura e quelle, più finite e già pittoriche, realizzate sopra imprimitura [...]".

Accanto alle indagini scientifiche è stata portata avanti una ricerca documentaria con lo scopo di ricostruire la storia conservativa dell’opera, in modo tale da collocare cronologicamente gli interventi di cui è stata fatta oggetto in passato e storicizzare i diversi materiali nelle tradizionali pratiche delle botteghe dei restauratori delle diverse epoche.

 

Consulta tutti i documenti e le immagini sulle analisi dignostiche su sito dell'Opificio delle Pietre Dure

 

Fonte e Credit: Opificio delle Pietre Dure

 

Related Articles