Il recente Salone del Restauro di Ferrara ha dato spazio alle potenzialità della nanotecnologia applicata al restauro. Un seminario promosso da Assoarchitetti con R&R Group e CMR – Center Materials Research ha proposto un approfondimento, con dati raccolti in cantiere e analisi di laboratorio, sui tangibili vantaggi dell’applicazione di trattamenti nanostrutturati nella protezione del patrimonio storico-architettonico dalle principali problematiche di degrado tra cui infiltrazioni, umidità e muffe.
Caso studio è stata Villa Morosini di Polesella, Rovigo, splendida dimora realizzata nel XVI sec. per il doge veneziano Pietro Morosini su progetto architettonico di Vincenzo Scamozzi, allievo del Palladio.
In epoca recente, a seguito di lunghi anni di abbandono la villa versava in condizioni di grave degrado. Tra il 2001 e il 2004 il complesso monumentale è stato pertanto oggetto di un imponente progetto di restauro volto a riportare la villa veneta al suo originario splendore.
I lavori, eseguiti secondo le indicazioni e le autorizzazioni della competente Soprintendenza, hanno interessato naturalmente anche le facciate esterne con il ripristino e il rifacimento degli intonaci a cocciopesto, la finitura a calce, il rifacimento del manto di copertura.
Tuttavia, già a pochi anni di distanza dal termine del restauro, si palesavano i segni di un deterioramento degli intonaci e degli apparati lapidei, dovuto principalmente all’umidità e alle nebbie tipiche della zona così come alle muffe ed ai licheni ben presenti in zone agricole ed alberate.
Per porvi rimedio, nel 2014, le superfici dalla sommità al piano nobile sono state protette con idrorepellente nanotecnologico della linea Ector prodotto da R&R Group, azienda italiana pioniere nel campo delle nanotecnologie applicate all’edilizia. Soltanto un anno più tardi invece, la restante porzione inferiore, da terra al solaio del piano nobile, è stata protetta utilizzando un tradizionale idrorepellente silossanico.
Il seminario di Ferrara ha presentato ad una folta platea di progettisti e addetti ai lavori gli esiti delle ricerche realizzate nella primavera 2016 da CMR, laboratorio specializzato in diagnostica applicata ai beni culturali. Le indagini si sono concentrate su prove di assorbimento acqua, misure colorimetriche in situ e in laboratorio e analisi al microscopio elettronico SEM. Obiettivo: monitorare le performance del protettivo nanotecnologico a due anni di distanza dall’applicazione, potendo contestualmente beneficiare di una situazione che consentiva un raffronto diretto con un silossanico.
Relativamente all’assorbimento d’acqua, le prove effettuate con il metodo previsto dalla norma UNI Normal 44/93 (tubo di Karsten) hanno evidenziato come, dopo mezz’ora, la superficie trattata con nanotecnologico Ector non aveva assorbito nulla confermando il permanere dell’elevato grado di idrorepellenza apportato dal protettivo nanotecnologico, indispensabile per impedire infiltrazioni e condense. Viceversa, nello stesso intervallo di tempo, la zona trattata un anno più tardi con idrorepellente silossanico ha assorbito 3 ml d’acqua.
Favorevoli al protettivo in nanosilice anche i dati che hanno indagato eventuali variazioni cromatiche sul rivestimento. Non si sono evidenziate variazioni apprezzabili dovute alla stesura del protettivo Ector, che impatta al di sotto dei valori soglia per la percezione di una differenza cromatica.
Le misure colorimetriche in situ hanno evidenziato, invece, come la porzione protetta con silossani presenti valori di luminosità inferiori, indice di un possibile inizio di sporcamento della superficie.
L’osservazione al microscopio elettronico SEM di un campione di intonaco prelevato dalla Villa, ha potuto dimostrare l’assenza di strati filmogeni sull’intonaco: una conferma importante della peculiarità del protettivo nanotecnologico di fungere da scudo contro la pioggia battente senza interferire con la naturale traspirabilità del supporto.
Fonte R&& Group (www.rergroupsrl.com)